A settembre 2024 è iniziato un ambizioso progetto, pensato per supportare l’importante obiettivo dell’inclusione sociale, intitolato “LA CHIMERA DI SÉ O l’(Im)possibilità di raccontarsi”. Questo progetto, che si sviluppa come un teatro nel teatro, vede la collaborazione di attori, registi, drammaturghi e della Filarmonica Ettore Pozzoli di Seregno.

Lo spettacolo che nascerà da questo percorso teatrale sarà proposto al pubblico giovedì 8 maggio 2025, alle ore 21, presso il Teatro San Rocco di Seregno.
“La Chimera di Sé” è un progetto teatrale e musicale intenso e poetico, che racconta il viaggio emotivo di due donne, Gi e Molly, la cui vita cambia all’improvviso dopo un incidente. Un percorso tra sogni, fragilità, desideri e rinascite, dove la musica e il teatro diventano strumenti di scoperta e relazione.
Un tema centrale del progetto è il dolore, inteso come un’esperienza universale che, seppur isolante e devastante, può essere trasformato in uno strumento di crescita e guarigione. Come afferma l’antropologo David Le Breton,
“Il dolore è una minaccia temibile per il senso di identità, il dolore isola,
costringe l’individuo ad una relazione privilegiata con la propria pena.
È chiaro che il dolore implica un investimento quasi unico:
quando la persona può investire un’altra cosa,
come la scrittura, la pittura, la drammatizzazione, la musica,
il dolore si fa sentire meno, dando il via ad un processo di resilienza
che comporta una fase di revisione, di ricerca di senso…”



Attraverso il percorso teatrale, i partecipanti stanno esplorando come una lacerazione esistenziale possa iniziare a guarire quando il dolore muto viene trasformato in una narrazione. Raccontare il proprio dolore, dargli una forma, una voce e, magari, una musica, permette di distanziarsene e di offrirlo in modo nuovo, accessibile a se stessi e agli altri. Il dolore, da qualcosa di opprimente e inesplicabile, si trasforma in una storia che si può raccontare, che acquista un inizio e forse una fine, dando inizio a un processo di recupero e comprensione.
Durante l’attività, le esperienze personali dei emergono e si intrecciano in narrazioni autentiche, che, grazie a nuovi punti di vista e a un cambiamento di prospettiva, restituiscono senso alla realtà vissuta e aprono la strada a nuove verità.
La chimera di sé diventa il simbolo di questa trasformazione. Come scrive Boris Cyrulnik nel suo libro“Autobiografia di uno spaventapasseri. Strategie per superare le esperienze traumatiche”,
“La chimera di sé è un animale meraviglioso che ci rappresenta e ci identifica.
Essa dà coerenza all’idea che ci facciamo di noi stessi, determina le nostre attese e i nostri timori.
E questa nuova rappresentazione può cambiare il sentimento
che si prova per se stessi, dalla vergogna fino all’orgoglio.
Allora lo spaventapasseri comincia di nuovo a parlare
e talvolta anche a scrivere la propria chimera autobiografica.
Ogni racconto è un’iniziativa di liberazione.”
Attraverso il racconto delle proprie esperienze, del dolore, della crescita e delle speranze, si dà vita a una forma di liberazione, che va oltre la semplice narrazione per diventare un processo di resilienza collettiva. Il teatro, in questo caso, non è solo un palcoscenico, ma uno strumento potente di comunicazione e di inclusione che consente a ciascuno di ritrovare la propria voce, riconciliarsi con il proprio passato e guardare al futuro.